2 cani stupidi (2 Stupid Dogs), la serie animata del 1993 prodotta da Hanna-Barbera.

2 cani stupidi (2 Stupid Dogs), la serie animata del 1993 prodotta da Hanna-Barbera.

2 Stupid Dogs (da noi conosciuta come 2 cani stupidi o Due stupidi cani) è una serie che ha diviso il pubblico tra chi la adorava per la sua follia e chi proprio non riusciva a capirne il senso. E forse era proprio questo il punto.

Le Origini: Quando Hanna-Barbera Volle Osare

Creata da Donovan Cook e prodotta dalla storica Hanna-Barbera per TBS, la serie debuttò il 5 settembre 1993, correndo fino al 13 febbraio 1995 per un totale di 26 episodi distribuiti su due stagioni. In Italia dovemmo aspettare un po’ di più: la prima messa in onda risale al 12 luglio 1999, quando ormai la serie aveva già acquisito lo status di culto oltreoceano.

Il contesto storico è fondamentale per capire 2 Stupid Dogs. La serie nacque come risposta della Hanna-Barbera al successo clamoroso di Ren & Stimpy, show creato da John Kricfalusi (che, ironia della sorte, lavorò come consulente proprio per 2 Stupid Dogs) e andato in onda su Nickelodeon dal 1991. Fred Seibert, nuovo presidente della Hanna-Barbera, volle fortemente questo progetto nel 1992, e quando gli fecero notare le inevitabili comparazioni con Ren & Stimpy, rispose con una metafora musicale perfetta: “È come se i Pearl Jam si preoccupassero di essere paragonati ai Nirvana”. Insomma, simili ma con una propria identità.

La serie aveva un target piuttosto particolare: puntava ai giovani adulti e agli adolescenti, pur mantenendo quella patina di “cartone per tutti” tipica della produzione Hanna-Barbera. Era parte del blocco di programmazione Sunday Morning in Front of the TV di TBS, una fascia pensata proprio per chi voleva qualcosa di diverso dalla solita colazione domenicale davanti alla tv.

Storia e Tema: L’Arte della Stupidità

La trama di 2 Stupid Dogs è volutamente semplice, quasi banale: due cani senza nome (identificati nei titoli di coda come “Little Dog” e “Big Dog”) vivono avventure quotidiane caratterizzate da un’unica costante – la loro totale, assoluta, gloriosa stupidità. Ma non fatevi ingannare: dietro questa apparente semplicità si nasconde una scrittura intelligente che gioca proprio sul contrasto tra la banalità delle situazioni e l’assurdità delle reazioni dei protagonisti.

Ogni episodio è autoconclusivo, seguendo il classico schema della sitcom: una situazione ordinaria (trovare una lattina, entrare in un negozio, andare al ristorante) si trasforma in un’odissea surreale a causa dell’incapacità dei due cani di comprendere il mondo che li circonda. Il genio della serie sta nel fatto che questa stupidità non è mai cattiva o frustrante: è pura, innocente, quasi zen nella sua semplicità.

Lo stile d’animazione è un elemento cruciale della serie. La prima stagione abbraccia un look piatto e minimalista, un omaggio consapevole ai cartoni Hanna-Barbera degli anni ’50 e ’60, ma con un umorismo tipicamente anni ’90. La seconda stagione invece vira verso un’animazione più fluida ed esagerata, con movimenti più dinamici e situazioni ancora più assurde. Un’evoluzione che rispecchia la crescente confidenza dei creatori con il format.

Un dettaglio tecnico interessante: 2 Stupid Dogs fu interamente realizzata con tecniche di colorazione digitale, una scelta piuttosto avanzata per l’epoca che contribuì a dare alla serie quel look distintivo e “pulito”.

I Personaggi: Un Bestiario di Assurdità

Il Cane Piccolo (doppiato in originale da Mark Schiff, in italiano da Oliviero Dinelli) è un bassotto color marrone chiaro, energico e iperattivo, terribilmente spaventato dai gatti. È lui che spesso innesca le situazioni più assurde con le sue interpretazioni fantasiose della realtà. La sua voce acuta e nervosa è diventata iconica per chi ha seguito la serie.

Il Cane Grande (Brad Garrett in originale, Giorgio Locuratolo in italiano) è un enorme Old English Sheepdog grigio con un naso viola. Stoico, riservato, parla pochissimo e quando lo fa è quasi sempre per parlare di cibo. La sua voce profonda e lenta crea un perfetto contrappunto comico con quella del compagno. Sorprendentemente, in alcune occasioni dimostra di essere più intelligente del Cane Piccolo, anche se “più intelligente” è un termine molto relativo in questo contesto.

Il Gatto è l’antagonista involontario, una piccola creatura innocua che terrorizza il Cane Piccolo semplicemente esistendo. Solo l’abbaio del Cane Grande riesce a farlo fuggire, creando una dinamica comica ricorrente.

Mr. Hollywood (Brian Cummings/Angelo Nicotra) è forse il personaggio più memorabile tra i comprimari. Questo uomo grande, arrogante e rumoroso ha un lavoro diverso in ogni episodio (insegnante, contadino, manager di casinò, persino Noè), ma mantiene sempre la sua caratteristica catchphrase: prima dice con finta dolcezza “Beh, non è carino?”, per poi urlare “MA È SBAGLIATO!”, accompagnato da una sirena da nebbia. Un espediente comico semplice ma efficacissimo.

Altri personaggi ricorrenti includono Kenny Fowler, il bambino nerd spesso vittima del bullo Buzz, Buffy Ziegenhagen, la sua cotta segreta, e Red (Rosso), una parodia di Cappuccetto Rosso con problemi di vista e una voce che sussurra tutto tranne una parola per frase, che urla a squarciagola.

Un elemento interessante: nella prima stagione, tra i segmenti principali con i due cani, veniva inserito Super Secret Secret Squirrel, un seguito della serie classica Secret Squirrel, seguendo la tradizione dei cartoni Hanna-Barbera degli anni ’60.

Il Messaggio Nascosto nell’Assurdo

Qual è il messaggio di 2 Stupid Dogs? A prima vista potrebbe sembrare che non ce ne sia uno, che sia solo caos e nonsense. Ma guardando più a fondo, la serie è una celebrazione dell’ignoranza beata, una meditazione sull’assurdità della vita moderna vista attraverso gli occhi di chi non la capisce affatto.

I due cani non soffrono della loro stupidità. Anzi, sono fondamentalmente felici. Non si fanno problemi esistenziali, non si tormentano per il futuro. Vivono nel presente più assoluto, reagendo alle situazioni con una logica tutta loro che, per quanto bizzarra, ha una sua coerenza interna. In un certo senso, sono più zen di qualsiasi monaco buddista.

La serie critica sottilmente anche l’eccesso di complicazione della società moderna: le porte automatiche, le file infinite agli uffici postali, le pubblicità ingannevoli. I cani, con la loro semplicità disarmante, mettono in evidenza quanto siano assurde molte delle convenzioni che diamo per scontate.

C’è anche un elemento di critica all’intelligenza fine a se stessa: i personaggi “intelligenti” della serie (Mr. Hollywood su tutti) sono spesso arroganti, frustrati e fondamentalmente infelici. I cani stupidi, invece, trovano gioia anche nelle situazioni più banali.

Recensione: Un Esperimento Riuscito (A Metà)

2 Stupid Dogs è stata una serie coraggiosa, questo va riconosciuto. In un’epoca in cui Hanna-Barbera cercava di reinventarsi dopo decenni di produzioni sempre più standardizzate, questo show rappresentò un vero tentativo di abbracciare la nuova estetica dell’animazione anni ’90: irriverente, assurda, visivamente sperimentale.

Le aspettative erano alte, forse troppo. Essere paragonati a Ren & Stimpy era inevitabile ma anche pericoloso: John Kricfalusi aveva creato qualcosa di rivoluzionario, e qualsiasi imitazione rischiava di sembrare appunto solo un’imitazione. 2 Stupid Dogs ha il merito di aver trovato una sua voce, anche se non sempre con la stessa efficacia.

I punti di forza sono evidenti: il design minimalista è affascinante, le voci dei personaggi sono perfette, e alcune gag sono autentici piccoli capolavori di timing comico. La serie funziona meglio quando abbraccia completamente l’assurdo, quando smette di cercare una logica narrativa e si lascia andare al puro nonsense. Episodi come “Vegas Buffet” o “Hollywood’s Ark” sono esempi perfetti di come la stupidità elevata a sistema possa generare comicità autentica.

Tuttavia, non tutto brilla. L’umorismo basato su secrezioni corporee e situazioni “gross-out”, sebbene fosse di moda all’epoca, oggi appare datato e a volte gratuito. Non sempre la serie riesce a mantenere il ritmo, e alcuni episodi risultano ripetitivi nelle loro premesse. La seconda stagione, pur con un’animazione più fluida, perde parte del fascino minimalista della prima, senza guadagnare abbastanza in termini di qualità narrativa.

La nomination al Daytime Emmy Award (persa contro Rugrats) testimonia comunque il riconoscimento critico che la serie ricevette. Non vinse, ma essere nominati significava che 2 Stupid Dogs aveva lasciato un segno.

L’Eredità: Più Importante di Quanto Sembri

Con il senno di poi, 2 Stupid Dogs fu più importante di quanto sembrasse al tempo. Fu il primo show messo in produzione da Fred Seibert come presidente della Hanna-Barbera nel 1992, e servì da apripista per quello che sarebbe diventato Cartoon Network. La serie dimostrò che c’era spazio per un’animazione diversa, più sperimentale, meno preoccupata di piacere a tutti.

Molti degli artisti che lavorarono alla serie – Genndy Tartakovsky, Craig McCracken, Rob Renzetti – sarebbero diventati figure chiave dell’animazione successiva, creando show come Dexter’s Laboratory, The Powerpuff Girls e Samurai Jack. 2 Stupid Dogs fu la loro palestra, il luogo dove sperimentare e affinare uno stile che avrebbe definito un’intera generazione di cartoni animati.

Alla fine, 2 Stupid Dogs è esattamente quello che promette di essere: due cani stupidi che fanno cose stupide. Ma lo fa con uno stile, un’energia e un’audacia che meritano rispetto. Non è per tutti – e non ha mai preteso di esserlo – ma per chi apprezza l’umorismo assurdo e non teme di abbandonare la logica alla porta, questa serie rimane un piccolo gioiello dei ’90, imperfetto ma genuino.

Come direbbero i protagonisti, davanti a un piatto vuoto: “Cibo?” Ecco, 2 Stupid Dogs è cibo per chi ha fame di un’animazione che non si prende troppo sul serio. E a volte, è esattamente quello di cui abbiamo bisogno.

Altri cartoni animati degli anni 90

Cartoni animati del 1993

Gianluigi Piludu

Autore di articoli, illustratore e grafico del sito www.cartonionline.com