Carl the Collector: la serie animata prescolare introduce Paulo, personaggio autistico
Chi l’avrebbe mai detto che un piccolo procione collezionista potesse rivoluzionare il mondo dell’animazione per bambini? Eppure Carl, il protagonista di “Carl the Collector”, sta facendo proprio questo. E ora, con l’introduzione di Paulo nell’episodio “A New Friend” (“Un nuovo amico”) del 13 ottobre, la serie sta alzando ulteriormente l’asticella della rappresentazione autentica.
Paulo: Molto Più di un Semplice Comprimario
Paulo non è il solito nuovo amico di turno che compare per un episodio e poi scompare nel dimenticatoio. Questo personaggio ama lo spazio e colleziona oggetti proprio come Carl, ma c’è qualcosa di speciale in lui: Paulo è autistico e principalmente non verbale, comunicando attraverso un dispositivo AAC (Augmentative and Alternative Communication).
La cosa davvero straordinaria? Paulo è doppiato da Odin Frost, un ragazzo autistico non verbale che nella vita reale usa proprio un dispositivo AAC. Quando dico che questa è rappresentazione autentica, non sto esagerando: stiamo parlando di un livello di accuratezza che fino a poco tempo fa sembrava impensabile nell’animazione mainstream.
Una Rivoluzione Silenziosa

Non è la prima volta che PBS KIDS tocca il tema dell’autismo – ricordiamo Julia di Sesame Street – ma “Carl the Collector” sta facendo qualcosa di diverso. Invece di avere un personaggio autistico come “guest star speciale”, qui l’intera serie ruota attorno a personaggi nello spettro autistico. Carl è il protagonista, Lotta la volpe è anche lei autistica, e ora arriva Paulo. Non stiamo parlando di tokenismo, ma di una vera e propria normalizzazione.
Quello che mi colpisce di più è come la serie non faccia mai sentire questi personaggi come “diversi” in senso negativo. Carl ha le sue collezioni, le sue routine, i suoi modi particolari di vedere il mondo, e tutto questo viene presentato come parte naturale della sua personalità. Non c’è pietismo, non ci sono lezioni morali pesanti – solo storie genuine su amicizia e crescita.
Il Tocco Magico di Zachariah OHora
Dietro tutto questo c’è Zachariah OHora, un autore e illustratore che sa bene cosa fa. Non è arrivato a questo progetto per caso: la sua esperienza con la scuola inclusiva dei suoi figli gli ha dato quella “lampadina” creativa che ha portato alla nascita di Carl.
OHora aveva già questo personaggio del “Collettore” nel cassetto, basato sulle sue stesse abitudini di collezionista. Ma quando PBS KIDS lo ha contattato intorno al 2015, apprezzando il suo stile artistico, è riuscito a trasformare questa idea in qualcosa di molto più significativo. Il risultato? Una serie che sembra disegnata a mano (e in effetti lo è, replicando perfettamente lo stile delle sue illustrazioni) ma con un cuore tecnologico moderno grazie a Toon Boom Harmony.
Una Produzione che Fa la Differenza
Quello che rende “Carl the Collector” davvero speciale non è solo la storia, ma come è stata realizzata. Il team di produzione include persone neurodivergenti in ruoli chiave – scrittori, animatori, consulenti. I personaggi bambini sono doppiati da veri bambini, e quelli autistici da bambini autistici. Kai Barham (Carl) e Maddy McIlwain (Lotta) non stanno solo prestando le loro voci, stanno portando le loro esperienze vissute nel progetto.
Gli animatori hanno lavorato a stretto contatto con consulenti per rappresentare accuratamente comportamenti come lo stimming. Hanno creato cicli di animazione specifici, li hanno inviati a PBS KIDS e ai consulenti per feedback, hanno raffinato tutto fino a ottenere qualcosa di autentico. Questo livello di attenzione ai dettagli si vede e si sente.
Il Ritmo Giusto per le Storie Giuste
Una delle scelte più intelligenti della serie è il ritmo deliberatamente rallentato, ispirato ai cartoni di Charlie Brown. Non c’è fretta, non ci sono battute a raffica o azioni frenetiche. Le conversazioni hanno spazio per respirare, i personaggi hanno tempo di elaborare le situazioni. È un approccio che funziona non solo per rappresentare meglio l’esperienza autistica, ma che rende l’intera serie più rilassante e godibile per tutti.
Anche le battute vocali vengono spesso mantenute non editate, preservando quella naturalezza che è così difficile da catturare nell’animazione. È come se gli animatori avessero capito che la perfezione tecnica non sempre equivale alla verità emotiva.
Oltre Carl: Un Mondo che Si Espande
La settimana di nuovi episodi che inizia con “A New Friend” promette di essere ricca. C’è lo speciale di Halloween di mezz’ora dove Carl vuole fare dolcetto o scherzetto per aggiungere carte di caramelle alla sua collezione (tipico!), episodi su collezioni di patate, club di amanti delle noci, e persino un tentativo di entrare nel libro dei record con una piramide di pizza fatta di carte.
Ogni episodio sembra progettato per mostrare diversi aspetti della vita dei bambini, sempre filtrati attraverso la lente unica dei personaggi della serie. Non sono solo storie sull’autismo, sono storie su bambini che capita siano autistici – una distinzione sottile ma fondamentale.
Un Impatto che Va Oltre lo Schermo
“Carl the Collector” non è solo intrattenimento, è educazione sociale in azione. In un paese dove i tassi di autismo sono in crescita ma la rappresentazione nei media è ancora scarsa, questa serie sta riempiendo un vuoto importante. Sara DeWitt di PBS KIDS lo ha detto chiaramente: stanno cercando di “colmare una lacuna”.
Ma la cosa più bella è che lo stanno facendo senza predicare. I bambini neurotypici che guardano la serie imparano naturalmente che esistono modi diversi di essere nel mondo, mentre i bambini nello spettro autistico finalmente si vedono rappresentati come protagonisti delle loro storie, non come problemi da risolvere o lezioni da imparare.
Fuzzytown, ispirata a Narberth in Pennsylvania dove vive OHora, diventa così un posto dove tutti possono sentirsi a casa. E forse, alla fine, è questo il vero potere dell’animazione: creare mondi dove tutti possono riconoscersi e dove le differenze diventano semplicemente parte del paesaggio.
Con Paulo che si unisce alla banda, “Carl the Collector” continua a dimostrare che l’inclusione non è solo la cosa giusta da fare – è anche il modo migliore per raccontare storie davvero interessanti.


















