Molly of Denali – La serie animata su una bambina nativa dell’Alaska
Tra i tanti titoli che popolano la televisione per ragazzi, Molly of Denali è una di quelle serie che sorprendono per la loro semplicità disarmante e, allo stesso tempo, per la profondità con cui affrontano temi che raramente trovano spazio nei cartoon. È una serie che non urla, non corre dietro all’azione sfrenata, ma conquista con il calore dei personaggi, la bellezza dei paesaggi e un messaggio culturale che ha davvero lasciato il segno nella storia dell’animazione americana.
Una produzione tra Canada e Stati Uniti che ha fatto scuola
Molly of Denali nasce dall’unione di due realtà che da anni lavorano sull’educazione e la qualità narrativa: GBH Kids (già produttrice di Arthur) e Atomic Cartoons, studio canadese con una lunga esperienza nel campo dell’animazione per bambini.
Le menti dietro al progetto sono Dorothea Gillim e Kathy Waugh, che hanno saputo costruire un prodotto capace di intrattenere e insegnare, ma soprattutto di rappresentare per la prima volta una protagonista nativa dell’Alaska nella televisione americana.
La serie debutta il 15 luglio 2019 su PBS Kids negli Stati Uniti e su CBC Kids in Canada.
Il pubblico a cui si rivolge è quello prescolare e delle prime fasce scolastiche, ma chiunque ami l’animazione ben fatta può apprezzarne la qualità visiva e narrativa.
Finora sono state prodotte quattro stagioni, per un totale di 85 episodi (ognuno composto da due storie da 11 minuti) e una quinta stagione — che sarà anche l’ultima — è stata annunciata per il 2025, a causa della chiusura del programma di finanziamento Ready-to-Learn.
La serie ha vinto nel 2020 il prestigioso Peabody Award nella categoria Children’s/Youth e ha ricevuto numerose nomination agli Emmy, vincendo nel 2023 il premio per la Miglior Sceneggiatura in un programma animato prescolare grazie all’episodio “Not a Mascot”, che affronta con delicatezza il tema dell’identità indigena e del rispetto culturale.
Una storia di radici, amicizia e scoperta

La protagonista, Molly Shahnyaa Mabray, è una bambina allegra, curiosa e piena di energia che vive nel piccolo villaggio immaginario di Qyah, nel cuore dell’Alaska. La sua famiglia gestisce il Denali Trading Post, una sorta di emporio dove la comunità si incontra, si scambiano storie e si costruiscono legami.
Molly, che è di discendenza Gwich’in, Koyukon e Dena’ina Athabascan, ha un suo blog in cui racconta la vita in Alaska ai “Lower 49”, come chiama affettuosamente gli altri stati americani. Il suo nome nativo, Shahnyaa, significa “colei che ci informa”, un riferimento diretto al suo spirito curioso e alla missione educativa della serie.
Ogni episodio segue le avventure quotidiane di Molly e dei suoi amici Tooey Ookami e Trini Mumford, tra battaglie con la neve, misteri da risolvere, eventi di comunità e incontri con la natura selvaggia. Tutto questo con la compagnia di Suki, la sua fedele cagnolina Malamute.
Dietro la leggerezza delle avventure, la serie insegna competenze di alfabetizzazione — come interpretare cartelli, mappe o testi informativi — ma lo fa in modo organico, inserendo l’apprendimento in un contesto narrativo che stimola la curiosità e la capacità di osservazione.
Un mondo di personaggi autentici e pieni di umanità

Una delle cose più belle di Molly of Denali è il suo cast di personaggi secondari: nessuno è stereotipato, tutti hanno una voce propria.
- Molly Mabray, doppiata da Sovereign Bill, è il cuore della serie: generosa, testarda e sempre pronta ad aiutare. È la voce dell’Alaska che parla ai bambini di tutto il mondo.
- Tooey Ookami, il suo migliore amico, è di origini Yup’ik e giapponesi. È gentile, riflessivo, un po’ timido ma molto leale. La sua famiglia possiede una muta di cani da slitta, e molte storie ruotano attorno alle tradizioni dei mushers.
- Trini Mumford è la nuova arrivata da Texas: piena di entusiasmo e sempre pronta a mettersi in gioco, rappresenta lo sguardo esterno su una cultura che impara ad amare giorno dopo giorno.
- Attorno a loro ruotano figure familiari e comunitarie indimenticabili, come Grandpa Nat, il nonno saggio e tenero, Layla e Walter, i genitori di Molly, e la simpatica Auntie Midge, che incarna la memoria collettiva del villaggio.
Il doppiaggio — e qui va dato merito ai produttori — è stato affidato quasi esclusivamente ad attori indigeni o di discendenza nativa, garantendo una rappresentazione fedele e rispettosa. In un panorama dove spesso le culture native sono raccontate da voci esterne, Molly of Denali ha scelto di farsi raccontare “da dentro”, e questo si sente.
La forza del messaggio: conoscenza, identità e rispetto
Il tema centrale di Molly of Denali è l’importanza del sapere condiviso. Ogni episodio è una piccola lezione di curiosità, collaborazione e connessione con la natura.
Molly non è un’eroina tradizionale: non combatte draghi né salva il mondo, ma risolve problemi reali — a volte piccoli, a volte simbolici — usando l’intelligenza, la comunità e l’ascolto.
C’è una scena, nell’episodio Grandpa’s Drum, che racchiude perfettamente lo spirito della serie: Molly scopre che il nonno, un tempo appassionato di musica, ha smesso di suonare perché ha perso il suo tamburo durante l’infanzia, quando fu mandato in una scuola che scoraggiava le tradizioni native. Molly decide allora di cercare e restituirgli quel tamburo, permettendogli di ritrovare la sua voce.
È un momento semplice ma potentissimo, che parla di guarigione, memoria e riconciliazione.
Ecco il segreto di Molly of Denali: riesce a parlare ai bambini di temi profondi — identità culturale, ecologia, inclusione — con la naturalezza di chi racconta una storia davanti al fuoco.
Un’animazione calda e genuina
Dal punto di vista visivo, Molly of Denali è un piccolo gioiello di colori morbidi e atmosfere luminose. L’animazione, curata da Atomic Cartoons, mescola un design moderno con elementi stilizzati che richiamano l’arte indigena del nord.
I paesaggi sono tra i protagonisti più affascinanti della serie: montagne, laghi ghiacciati, villaggi innevati, cieli attraversati da aurore boreali che sembrano respirare. Ogni sfondo trasmette calma, e la colonna sonora, composta da Steve D’Angelo, Terry Tompkins e Lorenzo Castelli, completa perfettamente quel senso di quiete e meraviglia.
Gli episodi includono anche segmenti live action girati in Alaska, con bambini e famiglie reali che mostrano usanze, lavori e tradizioni locali. Questo ponte tra animazione e realtà aggiunge autenticità e rende Molly of Denali qualcosa di unico nel panorama televisivo.
Molly’s Epic Adventures – Un viaggio oltre l’Alaska
Nel 2025 la serie si prepara a un nuovo capitolo speciale: la miniserie “Molly’s Epic Adventures”, composta da cinque episodi che porteranno Molly e il nonno Nat a viaggiare per gli Stati Uniti per incontrare altre comunità indigene.
Dal New Jersey dei Lenape fino alle Hawaii, passando per i Diné del New Mexico e i Klamath dell’Oregon, ogni tappa racconterà nuove leggende e culture.
È un modo meraviglioso per ampliare il messaggio della serie: far capire ai bambini (e non solo) che l’identità indigena non è una sola, ma un mosaico di tradizioni vive, diverse e in continuo dialogo.
Recensione: un piccolo capolavoro educativo
Molly of Denali è la dimostrazione che l’animazione per bambini può essere educativa senza essere noiosa, e culturalmente ricca senza diventare leziosa.
Ogni episodio è costruito con una scrittura intelligente, dove il ritmo narrativo è bilanciato e i dialoghi suonano naturali, mai artificiosi. Il tono resta sempre positivo, anche quando affronta argomenti complessi: dal cambiamento climatico alle tradizioni perdute, dal rispetto per gli animali alla collaborazione tra comunità.
Le aspettative iniziali erano alte, considerando il pedigree dei produttori, ma la serie ha superato ogni previsione. Non solo è riuscita a conquistare il pubblico infantile, ma ha attirato l’attenzione degli adulti, degli educatori e delle comunità native, che finalmente si sono viste rappresentate con dignità e rispetto.
Dal punto di vista critico, se vogliamo cercare un difetto, forse la serie rischia talvolta di essere troppo “tranquilla” per i bambini abituati a ritmi più serrati. Ma è proprio questa lentezza consapevole — fatta di silenzi, di paesaggi e di momenti di riflessione — che la rende speciale.
Molly of Denali non insegna solo come leggere o scrivere, ma come ascoltare, come rispettare e come sentirsi parte di qualcosa di più grande. È un cartone che parla di radici, ma guarda dritto al futuro.
Conclusione: un’eredità che resta
Quando nel 2025 calerà il sipario sulla quinta e ultima stagione, Molly of Denali lascerà dietro di sé molto più di una semplice serie televisiva: lascerà un modello educativo e culturale.
È la prova che i cartoni animati possono cambiare la percezione del mondo, insegnare empatia e far conoscere la ricchezza di culture troppo spesso dimenticate.
In un’epoca in cui l’animazione tende alla velocità e al rumore, Molly of Denali sceglie la strada della gentilezza, della curiosità e della connessione. E questo, credetemi, vale più di mille effetti speciali.


















